L'azienda creata da due giovanissimi fratelli è cresciuta recuperando la più autentica tradizione e guarda a innovazione e alta qualità per conquistare nuovi mercati
Tutto parte dalle fredde giornate di inizio gennaio in cui nei cortili della Bassa parmense due ragazzini osservano ammirati il nonno norcino al lavoro. E’ in quel momento, e più tardi quando mettono le mani ''in pasta'', che per Filippo e Fabrizio Dallatana comincia a germogliare la passione per i salumi, la stessa che nel 1998 li sprona a compiere un grande passo con il coraggio e l’incoscienza dei vent’anni. ''Stavamo frequentando l’Università con poco entusiasmo, quando nostro padre, di professione bancario, venne a sapere di un piccolo laboratorio di produzione di salumi in procinto di chiudere – spiega Filippo – Dopo qualche valutazione abbiamo deciso di buttarci in questo progetto.'' Inizia così un percorso di crescita ''sul campo'', gomito a gomito con chi faceva questo mestiere secondo tradizione, per apprendere come si selezionano le cosce di suino italiano, come si scotennano, disossano e suddividono in fiocco e culatello e come poi ci si prende cura della maturazione delle carni. ''Siamo tra i pochissimi a fare il culatello di Zibello da coscia intera, secondo l’antica arte norcina– aggiunge Fabrizio – serve più personale specializzato ma ne guadagna la qualità del prodotto finale.'' I culatelli Dallatana piacciono ai palati esigenti di chef stellati, negozi gourmet e salumerie, del Nord Italia ma anche di Europa, Giappone e Canada. Dalla nuova sede dell’azienda, costruita nel 2004 a Roncole Verdi, oggi ne escono dodicimila all’anno, tutti marchiati dal Consorzio di Tutela, insieme a Spalla cruda di Palasone, Fiocco, Coppa, Salame e Strolghino, a conferma di una passione che è diventata attività d’impresa ed ha contagiato la famiglia a partire dal padre Renato. Ma occorre sempre migliorarsi e nel 2010 l’azienda decide di recuperare il vecchio mulino affacciato alla casa natale di Giuseppe Verdi per farne un’osteria e utilizzarne le cantine di fine Seicento, con pavimento in cotto, per affinare al naturale la stagionatura dei culatelli, facendo acquisire muffe e profumi caratteristici. ''Il recupero della tradizione è per noi fondamentale ma manteniamo un approccio aperto al cambiamento, se porta a migliorarsi – precisano – Per questo abbiamo apportato modifiche nella salatura e nell’asciugatura che ci hanno consentito di ottenere un prodotto finale equilibrato e più salubre. Il tutto in coerenza con un percorso di riduzione dell’impatto ambientale che abbiamo avviato e vogliamo proseguire.''
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